Refugium di un acquario marino: Caulerpa prolifera

Caulerpa prolifera in un Refugium – foto Claudio Rebonato

Il Refugium in  un acquario marino.
Negli Usa il termine latino “Refugium” è adottato dagli appassionati per indicare una piccola vasca collegata all’acquario principale nella quale una miriade di microrganismi planctonici hanno la possibilità di moltiplicarsi indisturbati, senza la presenza di predatori.
Il Plancton che si sviluppa nel Refugium diventa un ottimo alimento sia per i pesci ma soprattutto per gli invertebrati della vasca principale.
In questo modo, come in natura, gli ospiti dell’acquario hanno costantemente a disposizione microrganismi di cui nutrirsi. Non solo.
Se impostiamo l’illuminazione del Refugium su un fotoperiodo inverso rispetto a quello della vasca principale, avremo un ottimo strumento per contrastare l’abbassamento del pH nelle ore notturne. Senza contare che l’osservare il comportamento degli abitanti del Refugium è interessante quanto l’ammirare la vita di pesci e invertebrati nell’ acquario.

 

Il Refugium nel dettaglio

Vediamo dunque come si allestisce un Refugium.

  1. Per cominciare serve una piccola vasca di vetro oppure, meglio, di plexiglass alta non meno di una ventina di centimetri. Il volume della vaschetta indicativamente dovrebbe aggirarsi sul 10 per cento di quello dell’acquario. La vasca non deve essere dotata né di riscaldatore, né di filtro. Serve invece una lampada al neon, anche di pochi watt e una pompa di modesta potenza.
    Il Refugium deve avere una portata d’acqua di almeno un quindicesimo rispetto al litraggio totale della vasca grande. Non bisogna essere però troppo parsimoniosi, infatti si può allestire anche un Refugium più grande, a patto di arredarlo e popolarlo come descritto in seguito.
  2. Il Refugium va collocato più in alto dell’acquario nel senso che il livello dell’acqua deve essere rialzato rispetto a quello della vasca principale. Perché? Presto detto. Il problema tecnico principale del Refugium è far scorrere l’acqua da questo alla vasca principale evitando però di pescare l’acqua dal Refugium attraverso una pompa. Le pale della girante di quest’ultima, infatti, non farebbero che “frullare” i microrganismi planctonici che si sviluppano nella vaschetta. Lo scoglio può essere aggirato in modo molto semplice.
    Si sistema il Refugium su un livello più alto rispetto alla vasca principale (bastano pochi centimetri) e si pesca l’acqua da quest’ultima attraverso una piccola pompa che la versa nel Refugium. Di qui l’acqua torna per tracimazione nella vasca principale. In questo modo assicuriamo il flusso di alimentazione al Refugium senza correre il rischio di danneggiare il Plancton che lo popola. I microrganismi, cadono nella vasca principale attraverso una griglietta di troppo-pieno senza passare attraverso le pale della girante della pompa.
  3. È necessario praticare un taglio nella parete laterale di plexiglass, creando una fessura rettangolare a sviluppo orizzontale, 4-5 cm sotto il bordo superiore: sarà la “bocca” della cascata dalla quale l’acqua scenderà per tracimazione nell’acquario principale.
  4. Per evitare che gli organismi più grandi come i paguri o simili, vengano trascinati dal Refugium nella vasca grande, davanti alla fessura si incolla con del silicone (atossico) una griglia in pvc (si trova in vendita nei negozi specializzati) oppure della rete in plastica da giardinaggio di maglia sottile (4-5 mm). Occorre lasciare asciugare il silicone per almeno 24 ore.
  5. Il Refugium va quindi sistemato sopra un mobile di robustezza adeguata e va accostato al vetro laterale della vasca principale. È meglio evitare che riceva luce dall’impianto di illuminazione dell’acquario.
  6. In un angolo tranquillo della vasca principale si posiziona una pompa con una portata pari a 2-3 volte il volume del Refugium. La pompa deve essere dotata di griglia per evitare di risucchiare piccoli pesci o invertebrati. Alla pompa va collegato un tubo di gomma che scarica l’acqua in un angolo del Refugium. Il flusso deve essere costante ma non troppo potente.
  7. Sopra la vaschetta va sistemata una lampada al neon. È sufficiente fornire un’illuminazione modesta. Se comandiamo l’accensione e lo spegnimento del neon attraverso un timer, dobbiamo settare gli orari in maniera che la luce sia accesa quando l’illuminazione della vasca principale è spenta. E viceversa. In questo modo nelle ore notturne la respirazione delle alghe che introdurremo nel Refugium (le quali di notte saranno illuminate e dunque produrranno ossigeno) servirà a tamponare l’abbassamento notturno del pH nella vasca principale dovuto alla formazione di CO2.
  8. Nel Refugium vanno introdotti pochi chili di rocce vive di buona qualità, meglio se di provenienza differente. Prima di inserirle nella vaschetta, suggerisco di lasciarle per una settimana in un acquario contenente un Chaetodon kleinii e svariati Lysmata wurdemanni (in inglese “peppermint shrimp”), grandi divoratori di Aiptasia. Nel Refugium le Aiptasia finirebbero per diventare enormi per la quantità di cibo a disposizione.
  9. Bisogna quindi coprire il fondo con uno strato di almeno 5cm di sabbia corallina di granulometria sottile. L’ideale sarebbe introdurre la (quasi) introvabile sabbia viva. Ma anche la normale sabbia corallina, del resto, in breve tempo verrà colonizzata da batteri aerobi e anaerobi che svolgono la funzione di filtro biologico insieme ai Policheti, ai Nematodi ed agli altri animali che vivono nella sabbia.
  10. Nel Refugium vanno introdotte anche alghe superiori. Ottime le varie specie di Caulerpa. Serviranno a fornire un habitat ideale ai microrganismi e – come accennato – a tamponare l’abbassamento notturno del pH nella vasca principale.
  11. Nel giro di qualche mese, il Refugium si popolerà di una miriade di microrganismi introdotti con le rocce vive: granchi, Branchipodi, Misidacei, Copepodi, Anfipodi, Ostracodi, Gasteropodi, Oligocheti, Policheti, Nematodi, Echinodermi (come piccole stelle marine e ofiure) ed altre centinaia di organismi impossibili da classificare. Possiamo incrementare la fauna del Refugium inserendovi paguri e una coppia di Lysmata. Questi ultimi con facilità giungono alla riproduzione e liberano centinaia di larve nell’acqua. Ricordo infine che il Refugium può essere utilizzato anche per far schiudere le uova di Artemia.

INFO ARTICOLO:

 

Alberto Zucca  

 

 ( 10 luglio 2002 )  

 

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