Riprodurre coralli – l’importanza ecologica della propagazione in acquario
Al giorno d’oggi la tecnica acquariologica, frutto di decenni di ricerche e di sperimentazioni, permette anche ad un “comune” acquariofilo di allevare, propagare e in qualche caso persino di riprodurre coralli duri, tridacne, invertebrati e talvolta anche pesci.
Purtroppo, spesso, l’acquariofilia marina è stata additata come una delle attività umane maggiormente responsabili della distruzione delle barriere coralline. Ciò è vero solo in parte: oltre all’acquariofilia ci sono fenomeni legati alla presenza umana che hanno un impatto ben più devastante sui reef di quanto ne possa avere il prelievo di specie destinate al mercato acquariofilo.
Tuttavia anche in questo settore, grazie a nuove leggi e restrizioni, la situazione sta lentamente migliorando. Resta il fatto che la mortalità degli animali pescati e spediti a decine di migliaia di chilometri è sempre tremendamente alta.
In questo senso la riproduzione in cattività di pesci e invertebrati può essere la carta vincente per far crescere l’acquariofilia marina salvaguardando al tempo stesso la barriera corallina.
E’ dunque dovere d’ogni acquariofilo tentare di propagare i propri invertebrati. Il fine potrebbe essere quello di dar vita a un “mercatino” di scambio tra appassionati in modo da avere animali già abituati alla vita in acquario e quindi più sani e più forti.
Purtroppo nel nostro Paese, a differenza per esempio della Germania, c’è poca sensibilità per questo tema, anche se qualcosa sembra cominciare a muoversi grazie a pochi appassionati, a qualche negoziante “illuminato” e ad alcune aziende del settore.
Riprodurre coralli – propagare il corallo duro
Per tutti coloro che hanno la fortuna di avere una vasca rigogliosa ed intendono cimentarsi nella propagazione degli invertebrati bastano pochi accessori:
- Una vaschetta di plastica
- Una tronchese d’acciaio con le punte sottili
- Resina epossidica bicomponente
Ecco come creare una talea di corallo duro, per esempio di Acropora.
Prima di tutto dobbiamo scegliere un pezzo già molto ramificato e al suo interno individuare il ramo che si desidera tagliare. Il frammento da staccare non deve essere troppo piccolo ma di almeno 3-4 cm di lunghezza. Con la tronchese d’acciaio, dobbiamo recidere il ramo alla base, agendo con estrema delicatezza e prestando attenzione a non spezzarne altri.
Il ramo tagliato va posto nella vaschetta –foto A– in cui abbiamo inserito un pò d’acqua dell’acquario.
A questo punto è meglio asciugarsi le mani. Quindi cominciamo ed impastare i due componenti della resina fino ad ottenere un impasto morbido e dal colore uniforme. La quantità di pasta sarà scelta in base alle dimensioni della talea da incollare. Di solito ne basta una pallina non più grande di una noce. –foto B–
Ora infiliamo nella pallina di resina il rametto tagliato, facendo bene attenzione a far aderire la resina su tutta la superficie di base della talea.
Tenendo tra pollice ed indice la pallina con la talea, la fissiamo su pezzetto di roccia, stendendo bene la resina in modo da ricavarne una sorta di cono. –foto C–
A questo punto la possiamo sistemare dentro l’acquario.
Se tutto fila liscio, nel giro di poche settimane la talea, superato lo choc, comicerà a crescere. Si vedrà il tessuto estendersi verso il basso fino a coprire la base di resina ed allo stesso tempo la punta (o le punte) del rametto diventare bianche e allungarsi.
Con questo sistema un singolo frammento di Acropora può dar vita ad una nuova ramificazione.
Tuttavia la nuova formazione difficilmente assumerà la conformazione regolare, tonda (simile alla corolla di una rosa) tipica delle colonie cresciute in natura. Per sviluppare un’Acropora di questo genere sarà necessario, invece di conficcare il rametto in modo verticale sulla resina, fissarlo in posizione orizzontale: tessuto e nuove ramificazioni non si svilupperanno in una direzione prestabilita ma potranno crescere secondo una forma più naturale.
Riprodurre coralli – propagare il corallo molle
Riprodurre coralli molli quali gli alcionacei è un’operazione alla portata di qualsiasi acquariofilo con un minimo di nozioni di base. I due aspetti importanti per riprodurre coralli in modo efficace sono la separazione della colonia madre e il posizionamento del nuovo corallo su un substrato adeguato. Il taglio sulla colonia madre deve essere effettuato con un bisturi, con un cutter (tagliabalsa) o con una semplice lametta da barba.
Nel caso di un Sarcophyton occorre fare attenzione a non avvicinarsi troppo al fusto dell’invertebrato ed effettuare il taglio partendo dal bordo del “cappello” spostandosi verso il centro.
Il frammento così ottenuto darà vita ad un Sarcophyton dalla forma alquanto irregolare. Se vogliamo invece ottenere un aspetto più naturale dobbiamo affrontare un taglio più “coraggioso”: scindere il “cappello” dal tronco con un taglio orizzontale. Nel giro di qualche mese, il tronco darà vita ad un nuovo “cappello” circolare e il “cappello” tagliato, una volta fissato in una nuova posizione, si trasformerà in un nuovo Sarcophyton completo di tronco.
Per riprodurre coralli come una Cladiella sarà sufficiente reciderne un “ramoscello”. Prima di fissare il frammento, occorre controllare che la “ferita” non entri in contatto con altro materiale e che sia lambita da un deciso flusso d’acqua. Quest’accorgimento evita l’insorgere d’infezioni.
Non ci dobbiamo spaventare quando il tronco di un corallo appena inciso rilascia in acqua una sostanza lattiginosa. Nel caso ne fuoriesca una quantità tale da minacciare la qualità dell’acqua della vasca, a operazione terminata, sarà sufficiente aggiungere al filtro una dose di Carbone attivo.
Per fissare frammenti di coralli molli non possiamo usare le resine bicomponenti ma dobbiamo adottare altri sistemi. Eccone alcuni:
Metodo dello stuzzicadente
Una volta prelevato il pezzo, lo infilziamo poco sopra la base con lo stuzzicadente e quest’ultimo lo agganciamo per mezzo di un elastico ad una roccia. Nel giro di pochi giorni, il frammento si fisserà naturalmente al nuovo substrato.
Metodo del contatto
Il metodo consiste nel sistemare una roccia a contatto con la colonia madre. Quando l’invertebrato vi avrà aderito si potrà dividere la colonia con il bisturi. Dal pezzo rimasto attaccato alla roccia si svilupperà una nuova colonia che potremo posizionare in un’altra zona della vasca.
Metodo libero
Consiste semplicemente nel sistemare il pezzo prelevato sul materiale di fondo, facendo attenzione che non sia spazzato via dalla corrente. Nel giro di pochi giorni l’invertebrato si fisserà alla sabbia corallina e potrà essere spostato su di una roccia alla quale si fisserà spontaneamente. Questo metodo non è apprezzato da molti acquariofili perché ritengono che il corallo in questo modo sia più esposto ad infezioni. Posso assicurare di non aver mai riscontrato problemi di questo tipo.
Metodo dell’Attak
Una volta staccato il frammento, questo va asciugato accuratamente alla base. Si prende quindi un pezzetto di roccia viva – asciugato in precedenza – sul quale va posta qualche goccia di Attak. Quindi la base dell’invertebrato va tenuta fissata con le dita alla roccia per almeno tre minuti. A questo punto l’incollaggio, seppure precario, è sufficiente a tenere in posizione il frammento. Ora l’invertebrato può essere introdotto in vasca insieme alla roccia. Nei giorni successivi si fisserà definitivamente in modo spontaneo.
Questi procedimenti possono essere adottati per la quasi totalità dei coralli molli.
In un acquario maturo e ben equilibrato i coralli dimostrano una impressionante capacità di rigenerazione delle ferite. E’ consigliabile tuttavia lasciare alla colonia madre il tempo necessario alla sua ricostruzione prima d’intervenire con una nuova scissione.
E’ doveroso ricordare che spesso i coralli si propagano da soli e noi non dobbiamo far altro che osservare ammirati il fenomeno. A tal proposito vanno citati i coralli del genere Pachyclavularia e gli Actinodiscus: si riproducono da soli per scissione e sono formidabili colonizzatori di rocce adiacenti. Se mantenuti in condizioni adeguate si propagheranno a tal punto da diventare infestanti.
Se la colonia del genere Pachyclavularia vive sul fondo, può essere divisa con un taglio netto in molteplici punti e posizionata in varie parti della vasca.
Foto Alberto Scapini e Claudio Rebonato