Nutrire i coralli. Non molti anni fa, quando i primi acquariofili cominciarono ad avere successo coi coralli duri a polipo piccolo (Sps), la cosa fu imputata a molteplici fattori: la luce apportata dai potenti fari Hqi, la somministrazione di Kalkwasser (soluzione di Calcio idrossido) e i migliori valori dell’acqua (NO3 bassi) raggiunti, questi ultimi, grazie alla fine dell’utilizzo dei grandi filtri biologici sostituiti dall’uso delle rocce vive.
Certo. Tutti questi fattori hanno dato il loro contributo.
Ma probabilmente ce n’è un altro: le rocce vive hanno consentito, per la prima volta, che ai coralli duri a polipo piccolo arrivasse cibo. Eh sì, cibo.
Acquariofili e biologi, per anni, sono stati legati alla convinzione secondo la quale per vivere ai coralli basta la luce che fornisce energia alle alghe simbionti (le zooxanthellae) e quindi, indirettamente, agli invertebrati.
Ma era sbagliato. I coralli, sono eterotrofi, il che vuole dire che necessitano di una almeno parziale forma di nutrimento per ottenere il Carbonio di cui hanno bisogno. Le barriere coralline, per una sorta di convergenza evolutiva, hanno sviluppato un grande numero di animali che sono in grado di utilizzare l’energia del sole e questo processo è possibile grazie al fenomeno della simbiosi. La simbiosi consente agli animali che ospitano talune alghe (le zooxanthellae, appunto) di averne un grosso vantaggio, cioè di avere parte dei loro fabbisogni energetici coperti dagli zuccheri e dai grassi prodotti dalle alghe tramite la fotosintesi.
E’ stato stimato che per le specie che ospitano alghe simbiotiche almeno il 60% del fabbisogno energetico possa essere coperto dalla fotosintesi. Le alghe sono capaci di offrire all’ospite il 78-99% dei propri prodotti di fotosintesi. Il vantaggio è evidente anche ai nostri occhi: sono proprio i coralli non fotosintetici ad avere più bisogno di una alimentazione specifica in acquario e in molti casi questo è difficilmente ottenibile. Molti di questi coralli, quindi, (Dendronephthya, per esempio) risultano tuttora molto difficili da allevare con successo.
Abbiamo detto che la simbiosi garantisce a molti coralli la copertura di parte del fabbisogno energetico. Già, parte, però. Il motivo per cui raramente possiamo vedere una riproduzione sessuata di coralli nei nostri acquari potrebbe essere dovuto a molteplici fattori. La dimensione, non adulta, di tante colonie. La mancanza di fattori “trigger” (ciclo delle maree). Ma, si comincia a sospettare che la dieta cui sottoponiamo i nostri coralli abbia un ruolo non trascurabile. Costa molte energie una riproduzione, così come il guarire dal bleaching, per esempio, e in acquario spesso non siamo in grado di portare in attivo il bilancio energetico.
Ma perché teniamo “alla fame” i nostri coralli? Per due motivi. Il primo è che non conosciamo bene le loro esigenze, essendo buona parte della predazione svolta a livelli non visibili ai nostri occhi. Il secondo, più fondato, è la preoccupazione della qualità dell’acqua. Somministrare molto cibo, in una piccola massa d’acqua come un acquario, può portare a valori di Nitrati e Fosfati pericolosi.
Ma un acquario moderno, con molte rocce vive di qualità, un efficientissimo schiumatoio, spesso un fondo alto o un refugium dotato di alghe superiori, ha la capacità di tollerare sorprendentemente ampie aggiunte di cibo senza contraccolpi. O meglio, ogni aumento nell’introduzione di cibo farà passare al nostro acquario un nuovo “periodo di rodaggio”, non perfettamente equilibrato, in cui magari qualche alga (spesso molto brave ad approfittare di una situazione più ricca di nutrienti) potrà dare noia. Ma in breve si raggiungerà un nuovo equilibrio e sarà una gioia vedere quanti nuovi spirografi, quante spugne fioriranno nel nostro acquario, così come vedremo coralli con una crescita più rigogliosa.
Come regola, dopo che si è iniziato a nutrire i coralli in abbondanza, è una buona idea aspettare qualche settimana per vedere gli effetti, tenendo d’occhio la situazione: se cominciano a salire NO3 e PO4, e salgono ancora senza cominciare a scendere, è un chiaro segno che col cibo abbiamo passato il limite: quest’ultimo sarà legato alle capacità di “digestione” delle sostanze organiche del nostro acquario. Se l’acquario è ben strutturato in senso tecnico e in senso biologico, ci renderemo presto conto che il limite sarà sempre molto alto. Sennò dovremo o correggere l’impianto oppure limitare il cibo.
Anche ammesso che i valori dell’acqua restino buoni (NO3 sotto ai 25 ppm, ma sarebbe meglio sotto ai 10 ppm, e PO4 sotto ai 0,3 ppm) le alghe saranno comunque avvantaggiate dalla nuova situazione. Per combatterle, utilizziamo animali che se ne nutrono: pesci (Zebrasoma, Salaria ecc.), ed altri invertebrati come molluschi (Turbo ecc.), piccoli paguri erbivori, ricci (Mespilla globulus ecc). E’ stato notato che, anche in natura, con valori dell’acqua quindi ottimali, la mancanza di alghivori portava spesso ad una esplosione algale.
Quanto nutrire i coralli allora è presto detto: il più possibile, compatibilmente coi valori dell’acqua e con la crescita algale. Quando? L’ideale sarebbe tutti i giorni, e per la maggior parte dei coralli di notte, quando i polipi sono estroflessi al massimo proprio per avvantaggiarsi dell’esplosione di plancton notturna, cui sono abituati in natura. Siccome taluni coralli, specie quelli molli, hanno invece la loro massima apertura di giorno, è preferibile cibare i coralli poco prima dello spegnersi delle luci.
Quale cibo somministrare? Possiamo nutrire i coralli in due modi: indirettamente e direttamente.
Indirettamente, cioè favorendo la vita di quei piccoli organismi che, riproducendosi, possono produrre larve, cioè cibo. Gli stessi piccoli organismi assimilano talune sostanze e poi le eliminano: coi loro scarti arricchiscono l’acqua di sostanza organica (il famoso Dissolved Organic Matter, dom, che arricchito degli onnipresenti batteri ha un grande ruolo nella catena nutritiva). In questa maniera funzionano molte vasche che senza apparente nutrimento prosperano, e in questa maniera le rocce vive danno il loro contributo “nutritivo” .
Come fare a nutrire i coralli indirettamente? Un fondo alto e fine è un ottimo habitat per gli anellidi e i piccoli crostacei. Infatti è molto diffuso e di “moda” tra i moderni acquari di barriera. Un altro posto dove questi animaletti possono prosperare è un bel refugium, cioè una vaschetta collegata con la principale, in cui non ci sia eccessivo movimento d’acqua e nemmeno predatori, e spesso un bel tappeto di alghe superiori. Questo consente agli organismi di proliferare e di raggiungere poi la vasca principale. Potare regolarmente foglie di macroalghe (Caulerpa ecc.) è un ottimo export di nutrienti e dovrebbe aiutare a tenere sotto controllo le alghe nel resto del sistema. Ultima cosa: si può ridurre la schiumazione. In una vasca con alghe sotto controllo e con una certa età di esercizio, si può cominciare a spegnere a intervalli lo schiumatoio. Questo porterà a un maggiore “vita” nella colonna d’acqua. Anche pulire i vetri dalle alghe con la calamita può essere una fonte di nutrimento per gli organismi e, di conseguenza, per taluni coralli.
E infine, possiamo nutrire i coralli direttamente. Ricordandoci che, comunque, ciberemo anche i piccoli organismi di cui sopra per cui una quota di cibo indiretta ci sarà sempre. Certi coralli, per esempio i coralli duri a polipo grande, accettano bocconi della dimensione di una lenticchia. Possiamo nutrirli in maniera individuale, usando pezzetti di gambero, di pesce, di molluschi. Per gli altri invertebrati, che si nutrono di prede per noi invisibili, sono consigliati cibi molto proteici, molto concentrati e molto sottili quali cibi in fiocchi delle dimensioni da avannotto. Ottime sono delle microsfere, molto proteiche, parzialmente riempite d’aria e quindi in grado di stare a lungo a mezz’acqua, che sono nate come sostituto allo zooplancton e sono reperibili al momento solo online, col nome GoldenPearls. Saltuariamente, possiamo fornire naupli di Artemia salina appena schiusa, oppure possiamo allevare fitoplancton o Rotiferi. Soluzione quest’ultima un poco laboriosa, ma da taluni praticata. E, per finire, c’è una soluzione semplice, comoda e piuttosto economica: se frulliamo finemente un mix di prodotti marini freschi (crostacei, molluschi e polpa di pesce…) magari addizionati di vitamine e alghe secche, poi surgeliamo il tutto a cubettini, abbiamo, tutte le sere, la possibilità di somministrare un cibo molto nutriente e di varie “dimensioni” cioè con particelle adatte a polipi di animali diversi.
Per approfondimenti consiglio:
La serie di articoli di E.Borneman a www.reefkeeping.com |
Eric H. Borneman, Aquarium corals – Selection, husbandry and natural history, T.F.H. Publications Inc., New Jersey, 2001. |
Le foto dell’articolo sono di Marco Candini.