Famiglia Acanthuridae: classificazione
La famiglia Acanthuridae appartiene alla classe Actinopterygii dell’ordine Perciformes, sottordine Acanthuroidei. E’ divisa in tre sottofamiglie, le cui specie sono facilmente riconoscibili dal numero e dalla morfologia delle spine del peduncolo caudale. I membri della sottofamiglia Nasinae hanno una o due spine fisse, quelli della sottofamiglia Prionurinae ne hanno tre, mentre quelli della sottofamiglia Acanthurinae hanno una singola spina che si ripiega in una scanalatura.
Altri esperti in tassonomia sostengono che le sottofamiglie siano solo due: la Nasinae (genere Naso) e l’Acanthurinae, (tutti gli altri generi) che a sua volta si divide in “tribu” denominate Prionurini (Prionurus), Zebrasomini (Paracanthurus e Zebrasoma), Acanthurini (Acanthurus e Ctenochaetus).
La traduzione letterale del nome scientifico significa “coda con spine” e deriva, appunto, dal fatto che alla base della coda i pesci possiedono due “bisturi” (uno per lato) che in caso di necessità vengono sguainati per essere utilizzati sia come arma di difesa, sia come arma d’attacco.
La famiglia Acanthuridae comprende dei veri e propri giganti. Il primato spetta a Naso annulatus (100 cm.), mentre il più piccolo e Ctenochaetus flavicauda (11,8 cm.).
La famiglia è composta da sei generi: Acanthurus, Ctenochaetus, Naso, Paracanthurus, Prionurus e Zebrasoma, per un totale di 72 specie.
(fonte: FishBase.org)
La stessa fonte, nel dettaglio, ne illustra 81 con un genere aggiuntivo: l’Acronurus (Gronow 1854). Le larve degli Acanturidi sono completamente diverse dagli esemplari adulti e questo ha portato per molti anni a considerare l’Acronurus un genere. Oggi, quasi tutti gli esperti di tassonomia concordano che il termine Acronurus identifica un particolare stadio nell’evoluzione larvale degli Acanturidi e pertanto il genere non deve essere ritenuto valido.
Suddividiamo le specie della famiglia Acanthuridae per genere:
Ctenochaetus (9 specie): Ctenochaetus binotatus, Ctenochaetus cyanocheilus, Ctenochaetus flavicauda, Ctenochaetus hawaiiensis, Ctenochaetus marginatus, Ctenochaetus striatus, Ctenochaetus strigosus, Ctenochaetus tominiensis e Ctenochaetus truncatus.
Naso (17 specie): Naso annulatus, Naso brachycentron, Naso brevirostris, Naso caeruleacauda, Naso caesius, Naso fageni, Naso hexacanthus, Naso lituratus, Naso lopezi, Naso maculatus, Naso minor, Naso reticulatus, Naso thorpei, Naso thynnoides, Naso tuberosus, Naso unicornis e Naso vlamingii.
Paracanthurus (1 specie): Paracanthurus hepatus.
Prionurus (7 specie): Prionurus biafraensis, Prionurus chrysurus, Prionurus laticlavius, Prionurus maculatus, Prionurus microlepidotus, Prionurus punctatus e Prionurus scalprum.
Zebrasoma (7 specie): Zebrasoma desjardinii, Zebrasoma flavescens, Zebrasoma gemmatum, Zebrasoma rostratum, Zebrasoma scopas, Zebrasoma veliferum e Zebrasoma xanthurum.
Molte di queste specie non arriveranno mai nei nostri acquari – probabilmente non li avrete nemmeno sentiti nominare – tuttavia può essere interessante sapere che esistono.
Famiglia Acanthuridae: habitat
Cinque specie di Acanturidi vivono nell’Oceano Atlantico, le altre nell’Oceano Pacifico ed Indiano. Hanno il corpo lateralmente compresso, una pinna dorsale continua, pinne pettorali molto sviluppate, una bocca munita di un gran numero di piccoli denti e colorazioni vistose che in alcuni casi sono addirittura spettacolari. Chi non è rimasto affascinato nel vedere il giallo lucente di Z. flavescens, i colori pastello di P. hepatus e A. leucosternon o il corpo color melanzana con goccia arancione di A. achilles?
I “pesci chirurgo” vivono prevalentemente nei reef dove abbondano i coralli, a svariate profondità, ma anche in spazi aperti, specialmente i generi solitari che amano le lunghe “passeggiate” come i Naso. Vivono generalmente in branco ed incontrarne uno durante un’immersione è una delle esperienze più emozionanti per un sub. In queste comunità possono svilupparsi liti che quasi mai sfociano in risse vere e proprie, ma si limitano a delle scaramucce. Invece lo scontro può essere violento quando un branco invade il territorio di un altro. Si assistono a veri e propri duelli che talvolta possono essere mortali se una delle due parti non cede il campo agli avversari.
La riproduzione avviene prevalentemente nelle ore serali o notturne, quando gli individui salgono in superficie per espellere le uova e lo sperma. Le larve conducono una vita pelagica. Non si conoscono caratteristiche fisiche certe che differenzino il maschio dalla femmina.
La coda a lira di certi esemplari di Naso, per esempio, che per alcuni denota l’appartenenza ad un sesso in particolare, deve considerarsi solo una supposizione.
Nei luoghi di origine, le carni degli Acanturidi fanno parte dell’alimentazione delle popolazioni locali. Bisogna sapere che alcuni esemplari sono velenosi. Non è il genere o la specie in particolare ad esserlo, ma sembra che dipenda dall’assunzione o meno di una certo tipo di alga. Tuttavia il fenomeno è ancora piuttosto misterioso.
La maggior parte degli Acanturidi è fitofaga, altri preferiscono cibo di origine animale come piccoli crostacei e polipi di corallo. Il tipo di cibo consumato, ed anche il modo stesso di alimentarsi, varia a seconda del genere. Per esempio, alcuni filtrano il detrito del fondo – dal quale estraggono minuscoli animaletti – e le diatomee della sabbia, alcuni si cibano di macroalghe, altri ancora di alghe che crescono sulle rocce. Tutti, in ogni modo, hanno in comune un’intestino molto lungo, adatto a ricevere e digerire ingenti quantità di cibo. Si alimentano continuamente, dal sorgere del sole fino all’imbrunire e con la loro azione regolano la crescita delle alghe nella barriera corallina.
La durata della loro vita, come per moltissimi altri pesci è un mistero. Tuttavia, considerando che nell’acquario di Nancy (Francia) un esemplare di Acanthurus xanthopterus gode ottima salute dopo 22 anni, possiamo ipotizzare che in mare la vita di questi pesci sia lunghissima.
Famiglia Acanthuridae: acquisto
La scelta delle specie della famiglia Acanthuridae da inserire in acquario deve essere fatta con particolare attenzione. Le regole di seguito elencate valgono per l’acquisto di tutte le specie, ma in particolar modo per questa famiglia. Non lasciatevi ammaliare dalla bellezza del soggetto o dalle assicurazioni di chi è preposto alla vendita. Osservate attentamente l’esemplare prima di decidere.
Ecco le dieci “regole d’oro” per coloro che non hanno molta esperienza, regole che nella maggior parte dei casi assicurano un buon acquisto.
- Informarsi sulle dimensioni che il pesce avrà da adulto e valutare se la vasca dove trascorrerà la sua esistenza è adeguata. Verificate di persona su qualche pubblicazione le effettive misure. Nei migliori negozi sono sempre disponibili libri per il pubblico;
- L’esemplare che volete acquistare deve essere compatibile con i pesci che già abitano la vasca;
- Il pesce deve assumere cibo. Esigete dal negoziante la prova al momento;
- Il corpo del pesce deve essere regolare, senza avvallamenti o rigonfiamenti visibili. Gli occhi non devono essere sporgenti e la testa non deve presentare affossamenti. Osservate l’esemplare frontalmente;
- I colori devono essere saturi e non scuri o sbiaditi;
- Controllare che non ci siano parassitosi o corrosioni delle pinne in atto;
- Informatevi sui valori chimici dell’acqua e sull’eventuale uso di medicinali nella vasca di esposizione;
- Il soggetto deve essere vivace, scattante e non impaurito;
- Chiedete da quanto tempo è in negozio;
- Chiedete la provenienza dell’animale. Alcune zone sono da sempre riconosciute come luogo in cui la pesca è effettuata con il veleno;
Un negoziante serio e competente non esiterà a fornirvi tutte queste informazioni, ben sapendo che è nel proprio interesse vendere un pesce solo quando è sano ed in forma.
Al contrario, una certa reticenza nel rispondere alle domande, denota una mancanza di professionalità e la possibile mala fede.
Coloro i quali possiedono una discreta o meglio ancora buona esperienza possono decidere comunque l’acquisto anche se alcuni di questi 10 requisiti non sono rispettati. Gli acquariofili esperti sono in grado, a volte meglio dei negozianti, di far fronte a problemi d’alimentazione, di malattie e d’ambientamento.
Ma quali specie di quelle maggiormente importate sono adatte ai nostri acquari?
Bisogna precisare che i pesci raggiungono in acquario misure molto inferiori a quelle riscontrate in natura. Le cifre tra parentesi corrispondono alla lunghezza del pesce adulto in natura e sono espresse in centimetri.
Vasca con una capienza inferiore ai 200 litri: nessuno.
Vasca con una capienza tra i 200 e 300 litri: Acanthurus achilles (24), Acanthurus japonicus (21), Acanthurus leucopareius (24), Acanthurus pyroferus (25), Ctenochaetus hawaiiensis (25), Ctenochaetus strigosus (14,6), Zebrasoma flavescens (20), Zebrasoma scopas (20), Zebrasoma xanthurum (22).
Vasca con una capienza tra i 300 e 600 litri: Acanthurus bahianus (38), Acanthurus coeruleus (39), Acanthurus lineatus (30), Acanthurus olivaceus (35), Acanthurus tennentii (31), Acanthurus triostegus (27), Paracanthurus hepatus (31)
Vasca con una capienza oltre i 600 litri: Acanthurus dussumieri (54), Acanthurus leucosternon (54), Acanthurus sohal (40), Naso lituratus (45), Naso lopezi (54).
Gli Acanturidi sono considerati pesci molto aggressivi. In realtà ciò non è sempre vero oppure lo è solo in parte. L’aggressività si manifesta quando le condizioni ambientali non sono adeguate alle esigenze della specie.
In natura gli spazi enormi, il cibo abbondante e la suddivisione del territorio che i nuovi nati trovano già delimitato, sono fattori che da soli impediscono il nascere di risse e competizioni. In acquario le cose cambiano e lo spazio ristretto è la causa più rilevante dell’incompatibilità. Spetta agli acquariofili documentarsi e selezionare le specie secondo criteri ormai collaudati.
Certamente qualcuno non sarà d’accordo con me nel leggere, qualche riga sopra, che per una capienza di vasca inferiore ai 200 litri non ho consigliato nessun Acanturide. Ma il rispetto di tale criterio ci consente di dormire sonni tranquilli, sicuri che, per esempio, uno Z. flavescens è meno aggressivo in una vasca di capienza superiore.
Famiglia Acanthuridae: compatibilità tra specie in acquario
Ogni specie, anche dello stesso genere, può avere comportamenti e preferenze differenti. In più, lo stesso esemplare si comporta in modo diverso a seconda della vasca dove vive. E’ preferibile evitare la convivenza di esemplari della stessa specie, anche se moltissime esperienze di appassionati hanno dimostrato il contrario. Senza contare poi che – come vedremo più avanti – in questa famiglia ci sono esemplari che, quando sono ammalati, diventano delle autentiche “colture vaganti” di parassiti. Se desideriamo, in ogni modo, tenere esemplari della stessa specie la tecnica più efficace è quella di inserirli in vasca assieme ed in età giovanile.
Allora nelle nostre vasche possiamo inserire solo un esemplare della famiglia Acanthuridae? Non proprio. E’ molto più sicuro, da parte mia, fornire le incompatibilità, piuttosto che i difficili abbinamenti. Eccone alcuni, basati sulle mie esperienze, di altri appassionati con anni di attività alle spalle, nonché su molta letteratura consultata.
Specie quasi sempre incompatibili:
- Acanthurus sohal – Acanthurus lineatus
- Acanthurus leucosternon – Acanthurus japonicus – Acanthurus nigricans (sinonimo glaucopareius)
- Zebrasoma desjardinii – Zebrasoma veliferum
- Zebrasoma flavescens – Zebrasoma scopas
Il genere Naso contiene specie come Naso lituratus e Naso lopezi che si comportano come autentici “cagnolini”: non creano problemi e sono le uniche che sicuramente andranno d’accordo con tutte le altre.
Naturalmente moltissimi altri abbinamenti sono possibili. Io stesso ho visto molti acquari con specie di Acanturidi differenti convivere pacificamente. Ma questi tipi di acquari sono sempre molto capienti (almeno 800 litri), gestiti da appassionati con anni di esperienza e pronti in caso di necessità a dividere e collocare i litiganti in vasche separate già predisposte.
Famiglia Acanthuridae: alimentazione
Una volta scelti gli abitanti ideali per la nostra vasca, dobbiamo essere in grado anche di soddisfare tutte le loro esigenze ambientali, alimentari e sanitarie.
Gli Acanturidi richiedono un’alimentazione abbondante e ricca di vegetali, integrata con cibo di origine animale. Parecchie persone pensano che tutti gli Acanturidi abbiano bisogno solo di cibo vegetale e questo porta ad avere dei pesci mal nutriti e deboli. Un esempio è Paracanthurus hepatus, la cui dieta deve assolutamente contenere cibo di origine animale.
Quindi, nella nostra “dispensa” cerchiamo di avere sempre alghe essiccate o meglio ancora umide – queste ultime solo recentemente sono disponibili nei negozi specializzati – fiocchi e granuli vegetali, mangime completo, spinaci, insalata (del tipo Romana) e tavolette di mangime surgelato. Alimentiamo gli Acanturidi due o tre volte al giorno variando tutti questi elementi e loro ci ringrazieranno con una livrea scintillante.
Famiglia Acanthuridae: colori e comunicazione
Forse, nessuna famiglia è preparata sul tema della “comunicazione” come gli Acanturidi. Le variazioni cromatiche e gli atteggiamenti con i quali esprimono il loro stato d’animo e di salute sono incredibili.
Naso lituratus, per esempio, esterna la felicità quando gli somministriamo cibi (alghe in particolare) di suo gradimento, assumendo una colorazione chiara e saturando i colori. Al contrario, in caso di paura, diviene scuro e mostra bande chiare.
Zebrasoma flavescens in caso di felicità nuota “dondolando” da una parte all’altra della vasca.
Acanthurus leucosternon perde quasi completamente i colori in caso di parassitosi.
Osserviamo attentamente i nostri pesci. Saremmo in grado di capire ed interpretare molte delle loro emozioni e di accorgerci immediatamente quando qualche cosa non va.
In un acquario di Acanturidi è consigliato non tenere rocce molto appuntite, per esempio rami di corallo. In caso di paura, pur essendo degli abili nuotatori, possono perdere il controllo e sbattervi contro provocandosi ferite a volte mortali. La circolazione dell’acqua deve essere intensa, l’illuminazione da media a forte e devono trovare una ragionevole quantità di rocce “libere”.
Alcune specie sono molto difficili da ambientare e trascorrono addirittura settimane prima che accettino il cibo. In questo periodo è utile stimolarli con pezzetti di cibo appetitoso, e lasciare delle alghe o dell’insalata fissata in vasca con una clip (esiste in commercio un modello apposito).
Famiglia Acanthuridae: malattie
Gli Acanturidi sono la famiglia più esposta a parassitosi come Cryptocaryon irritans ed Oodinium ocellatum. Sono sensibili alle variazioni di temperatura e ai cambi di vasca. Spesso accade che nella stessa vasca loro siano colpiti da parassitosi mentre altre specie non presentino la malattia. E’ allora importante mantenere i valori chimici sempre stabili e munire la vasca di un climatizzatore, in modo da garantire una temperatura costante.
Ma vediamo, in base alle mie esperienze, quali specie sono particolarmente colpite tra quelle maggiormente importate: Acanthurus achilles, Acanthurus japonicus, Acanthurus leucosternon, Ctenochaetus hawaiiensis e in forma minore Acanthurus sohal, Acanthurus lineatus, Paracanthurus hepatus. Avere in acquario una di queste specie colpita da una forma grave di parassitosi equivale ad avere in vasca una bomba ad orologeria innescata. Un paio di “cicli” della malattia sono sufficienti a contaminare l’intera popolazione della vasca e mettere in serio pericolo la vita di tutti i pesci.
Gli Acanturidi attaccati vanno tolti dall’acquario e curati in una vasca di quarantena, senza sperare che chissà per quale motivo possano guarire da soli. Diffidate da coloro che vi propongono soluzioni con preparati “miracolosi” da usare addirittura nella vasca dove vivono gli invertebrati. Non esiste al giorno d’oggi nessun preparato che sia in grado di debellare una parassitosi avanzata senza nuocere totalmente od in parte alla salute dei coralli. Più volte sono accorso ad aiutare acquariofili che all’interno della loro vasca avevano un esemplare di quelli sopra citati zeppo di parassiti e con la quasi totalità della popolazione in vasca colpita. Quasi sempre è stato sufficiente togliere e curare a parte la specie che ha innescato la malattia, per consentire agli altri di riprendersi senza nessuna cura.
Una mia esperienza con Ctenochaetus hawaiiensis può esservi di aiuto per comprendere le difficoltà che a volte si incontrano durante l’inserimento in vasca di alcuni Acanturidi. Il pesce era nella vasca da un anno e sul suo corpo erano sempre presenti parassiti, a volte molti e a volte pochi. La vasca era popolata di invertebrati in salute, con valori stabili ed ottimali. Rappresentava comunque per questa specie un’ambiente ostile, mentre per gli altri abitanti risultava un habitat ideale, dato che non presentavano la malattia. Spostato nella vasca di cura, Ctenochaetus hawaiiensis in pochi giorni è perfettamente guarito (almeno così sembrava) e dopo una ventina di giorni è stato inserito di nuovo nella vasca principale. I parassiti il giorno dopo sono tornati. E in gran numero. E’ evidente, a questo punto, che è proprio il soggetto predisposto alla parassitosi e malgrado tutte le attenzioni possibili è molto difficile guarirlo. Sono convinto, comunque, che con il tempo e alcuni cicli di cure riuscirà a guarire definitivamente.
Nella sezione “Le Malattie” di Zanclus.it è presente un articolo che vi aiuta a riconoscere queste parassitosi e vi fornisce i rimedi per debellarle.
La comparsa di puntini neri e rossi sulla bocca, o in generale sul corpo degli Acanturidi, specialmente riscontrabile nel genere Zebrasoma e in particolare nella specie flavescens, non deve essere considerata quasi mai una malattia pericolosa. Generalmente i puntini scompaiono da soli senza l’uso di medicinali. Secondo le mie esperienze non è sempre vero che il responsabile sia Posthodiplostomum cuticola, dato che questo verme per essere debellato, sempre consultando fonti autorevoli, necessita di un trattamento con Acido picrico. Personalmente, posso assicurare, che ho visto decine di Zebrasoma flavescens guarire da soli. Naturalmente, se le condizioni peggiorano, è lecito supporre che si tratti di un’infezione pericolosa e in quel caso deve essere curata.
Vi sarà capitato certamente di vedere degli Acanturidi con le pinne rovinate e/o parti del corpo macchiate, specialmente la testa nel caso del genere Zebrasoma.
Queste patologie sono da ricondurre a tre cause principali:
- Alimentazione errata o comunque non completa;
- Uso di medicinali troppo aggressivi (come alcuni preparati a base di Rame);
- Valori chimici fuori norma anche per un breve periodo;
Non ci sono cure particolari in queste situazioni. Tuttavia consiglio (dopo aver ripristinato i valori chimici e aver sospeso le cure con prodotti aggressivi) l’uso di vitamine per almeno due o tre mesi aggiunte nel cibo, e l’integrazione giornaliera di Iodio nell’acqua. Se questo non basta a ricostruire le parti danneggiate, perlomeno arresta tale fenomeno.
Leng Sy, inventore del metodo “Miracle Mud”, assicura che, molte volte, i pesci colpiti da queste malformazioni, nelle vasche in cui è adottato il suo metodo di filtraggio guariscono da soli.
Per il resto i “pesci chirurgo” sono soggetti alle stesse malattie che colpiscono gli altri pesci. In generale tollerano bene i medicinali ad uso umano e i preparati commerciali.
Famiglia Acanthuridae: conclusioni
Certamente le specie della famiglia Acanthuridae sono tra i pesci più conosciuti in acquariofilia. Anche se c’è chi avanza perplessità sul loro inserimento in vasche di barriera. Molti di coloro che allevano coralli a polipo piccolo sostengono, per esempio, che non è possibile tenere in vasca questi magnifici pesci perché – dicono – che la loro grande esigenza di cibo e il conseguente inquinamento prodotto non sono tollerati dai coralli. C’è poi chi sostiene che gli Acanturidi rovinano i coralli molli, quando in realtà, invece quasi sempre, i coralli vengono addentati solo perché sopra vi stanno comparendo alghe che rappresentano il sintomo di un malfunzionamento dell’acquario.
Per fortuna, esistono anche acquari dove le Acropore crescono e i coralli molli sono rigogliosi, non curanti del passaggio, a volte radente, di questi magnifici pesci. Personalmente ritengo che un corretto filtraggio e cambi d’acqua appropriati possano, come in natura, far convivere questi organismi.
Conoscere e soddisfare le loro esigenze: questo il segreto di una lunga “amicizia”.
RISORSE CONSULTATE
LIBRI |
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Scott W. Michael, Reef Fishes Vol.1, T.F.H., Neptune City, 2001 |
Helmut Debelius – Hans A. Baensch, Marine Atlas Vol.1, Mergus, Verlag GmbH-Germania, 1994-1997 |
SITI INTERNET |
Mikko’s Phylogeny Archive |
Fishbase |
Waikiki Aquarium |
RIVISTE |
Raffaele Bufo “Belli e pericolosi, gli affascinanti Acanturidi“, “Il Mio Acquario” n.10 (1988)(2003) |